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Home / In evidenza / Come si era formato l’apartheid e come Mandela lo seppe trasformare in democrazia

Come si era formato l’apartheid e come Mandela lo seppe trasformare in democrazia

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15 Dic 2013 15 Dic 2013  Clara Salpietro Inviato da Clara Salpietro


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Nelson Mandela

Nelson Mandela

(di Roberto Falaschi) – La scomparsa del grande leader sudafricano ci deve portare a riflettere su quale sia stata la storia della repubblica del Sudafrica e di come si sia pervenuti al sistema democratico di “un uomo un voto”.
Si è parlato molto dell’opera di Nelson Mandela per l’abolizione dell’Apartheid nella Repubblica del Sud Africa. Sicuramente ha svolto una funzione chiave nel cambiamento del regime verso il sistema di “democrazia ugualitaria”, ma è importante riflettere sul perché si è instaurato, sul come mai è durato così a lungo e sul motivo per il quando è terminato l’apartheid.
Mentre in Africa si erano stabiliti dei regimi coloniali eterodiretti sotto varie forme da uno stato europeo, l’Africa del Sud ha subito un percorso alquanto differente, percorso che non ha permesso la decolonizzazione come avvenuto altrove.
Fondamentalmente vi è stata a partire dal XVI secolo una penetrazione agricola verso il Nord che ha avuto inizio da Città del Capo. Tale area infatti veniva utilizzata dalle navi portoghesi per i rifornimenti nei viaggi verso e da le Indie Orientali. Il loro approvvigionamento veniva sempre più effettuato da agricoltori olandesi (boeri è termine derivato dall’olandese per contadino) emigrati per motivi economico religiosi che mano a mano si sono espansi verso l’interno sottomettendo le locali popolazioni.
Trattandosi di un punto strategico per la navigazione dal mondo occidentale a quello orientale il Regno Unito ne ha cominciato la conquista scontrandosi sia con le etnie aborigene che con l’etnia bianca ormai divenuta anche lei aborigena non avendo più alcun collegamento con il paese d’origine.
Nella diversità dei rapporti di forza tra le etnie preesistenti, si viene ad inserire il potere predominante dell’etnia bianca, causata prevalentemente da una superiorità tecnologica, vuoi nello sfruttamento della terra, voi nell’armamento, ma soprattutto nella maggior coesione della stessa rispetto alle etnie vecchie in costante atavica lotta tra di loro.
L’unica etnia vecchia capace di tener testa validamente alla nuova etnia, ossia quella bianca, è stata a lungo quella Zulu che ha tenuto a bada sia il gruppo etnico boero, che l’invasore britannico al quale ha inflitto numerose umilianti sconfitte nel XIX secolo. La potenza britannica tuttavia prevalse sia sugli Zulu che sui Boeri e la definitiva presa di possesso della zona la conclusero con la vittoriosa guerra a cavallo dei secoli XIX e XX detta dei boeri.
Le vicende belliche europee fecero sì che comunque finisse per prevalere il gruppo boero pur mantenendo stretti legami con l’Impero Britannico a favore del quale si sono anche valorosamente battuti e ciò malgrado l’ottenuta indipendenza.
Il vero regime di apartheid si instaura, sia pure in maniera blanda, durante lo scontro tra britannici ed etnia prevalente locale, ossia i Boeri, che necessitavano un forte controllo sul resto della popolazione locale per opporsi ai britannici.
La situazione si mantenne costante con piccole variazioni sulla rigidità dell’apartheid fino al 1948 quando la vittoria del partito più conservatore portò ad un irrigidimento del regime di apartheid divenendo così come si è conosciuto per mezzo secolo.
Fondamentale è comprendere i motivi dell’inasprimento e perché in quel periodo.
Pur avendo da tempo ottenuta la piena indipendenza la R.S.A. manteneva stretti legami con il Regno unito, parte del blocco occidentale nella neo esplosa “guerra Fredda”, così chiamata solo perché non si sono avuti scontri diretti tra le principali potenza avversarie.
La R.S.A. entra nel pieno della Guerra Fredda per via della sua posizione geostrategica di strettoia nel collegamento fra due oceani di vitale importanza commerciale e quindi anche militare.
La lotta all’apartheid veniva portata avanti da varie fazioni, la più influente delle quali era l’A.N.C. fortemente sostenuta, sia con addestramento politico e militare, sia finanziariamente dall’Unione Sovietica. Pari politica di penetrazione quest’ultima esercitava verso le ex colonie portoghesi limitrofe sostenendone le guerre d’indipendenza fino alla vittoria finale.
Il mantenimento della R.S.A. nel blocco occidentale diventava quindi sempre più importante, fino a divenire essenziale, portando come conseguenza l’appoggio alla fazione “bianca” che sosteneva la conservazione del regime etnicamente separatista. Infatti una vittoria dell’A.N.C., partito illegale sostenuto anche da molti bianchi, data la fortissima influenza dell’U.R.S.S. al suo interno avrebbe inevitabilmente fatto cambiare alleanza al paese.
Pertanto fu la Guerra Fredda la principale causa del prolungamento del regime di apartheid e fu soltanto con la fine dello scontro tra i due blocchi europei che poté finalmente trionfare l’A.N.C..
Ma perché la figura di Nelson Mandela è così importante in questo scenario?
Per prima perché già famoso in gioventù per la lotta all’apartheid ed esponente di spicco della guerriglia, fu condannato ai lavori forzati divenendo quindi un martire. Fu solo il suo lignaggio di grande ed importante famiglia che lo salvò dalla pena capitale.
Quindi perché ebbe la capacità di comprendere la situazione politico-strategica nella quale si trovava il suo paese e, sia pure dal carcere, portando avanti la lotta per l’uguaglianza con moderazione e possibilismo evitando qualsiasi forma di estremismo che inducesse la controparte ad un irrigidimento. Non a caso il governo sudafricano, intelligentemente, cominciò ad avviare le trattative per possibili cambiamenti con Mandela ed attenuandone progressivamente il regime carcerario. Trattative che non a caso accelerarono il loro corso con la caduta del muro di Berlino e quindi con il successivo collasso dell’Unione Sovietica.
La fine dell’apartheid fu quindi consentita dal crollo dell’U.R.S.S. e dalla moderazione di Mandela che ha puntato tutto con successo sulla creazione di un’identità sudafricana multietnica.
Questa moderazione unita alla comprensione della realtà geostrategica del suo paese è la grandezza dell’Uomo Mandela che ha trattato condizioni di transizione che non gettassero la R.S.A. in un’anarchia che sarebbe stata inevitabile precursore di una sanguinosa guerra civile tra etnie. Condizioni e compromessi che con il suo indiscusso prestigio ha saputo far rispettare una volta divenuto Presidente della Repubblica, malgrado forti pressione contrarie all’interno dell’A.N.C.. Per marcare fortemente la continuità dello stato ne ha anche mantenuto invariato il nome.
Una dimostrazione della grandezza dell’Uomo Mandela è data dalla diversità del suo comportamento una volta presidente. Ha evitato di perpetuarsi nella carica. Ha evitato di arricchirsi oltremisura. Ha evitato vendette e purghe. Ha evitato nazionalizzazioni. Ha evitato espropri e tutte quelle altre iniziative che hanno portato paesi africani una volta ricchi alla miseria.
Al contrario, ha privatizzato, ha mantenuta una giustizia efficiente, ed ha saputo così attrarre tutti quei capitali dei quali il paese era affamato con il brillante risultato che ora il suo paese e tra i BRIC.
E’ un exploit unico che gli viene scarsamente riconosciuto, ma che se fosse anche solo per questo merita di essere incluso nella breve lista dei grandi capi di Stato.

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tag Roberto Falaschi, Nelson Mandela, Apartheid, Repubblica del Sud Africa, Democrazia Ugualitaria
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