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La fine annunciata dell’Artico e dell’Antartico

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18 Giu 2016 18 Giu 2016  @Cd_Admin Inviato da @Cd_Admin


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La fine annunciata dell’Artico e dell’Antartico

(di Roberto Falaschi) – Negli anni settanta ed ottanta la terra era condannata ad un’era di glaciazione forse irreversibile. Naturalmente come di consuetudine per colpa degli esseri umani.

In contemporanea vi era l’allerta del buco dell’ozono creato dal CFC (cloro fluorocarbonio) che avrebbe creato un incredibile numero di danni se fosse continuato l’uso di detto prodotto. Ciò malgrado che il massimo della produzione mondiale di CFC sia stata di 7.500 T. e la produzione della medesima sostanza da parte della natura, vuoi vulcani, evaporazione marina, incendi boschivi naturali e quant’altro di circa 1.700.000. Si, proprio un milione e settecentomila tonnellate.

Il costo della sua sostituzione con altri prodotti è stato incalcolabile e poi si è scoperto che la notizia era stata artatamente diffusa dalla Dupont perché venivano a scadenza i relativi brevetti sul CFC.

Ora si vive nell’era del riscaldamento globale antropogenico che appare essere l’ultima in ordine di tempo delle bufale per estorcere quattrini alla gente. L’affermazione sembrerà brutale, ma nella sostanza è corretta.

Si faccia mente locale a quante previsioni di catastrofi ambientali antropogeniche non si sono avverate. Si dia un’occhiata anche rapida alla storia e si vedrà come il clima ha sempre seguito il suo corso tenendo in nessun cale gli umani.

Per esempio, gli scandinavi navigando nel X secolo verso occidente scoprirono un’isola che era tutta verde e che colonizzarono. La chiamarono Grunland, Terra Verde.

Poi il clima si è freddato a partire dalla seconda metà del XIV secolo ed è divenuta praticamente inabitabile, cioè una grande distesa di ghiaccio. Non si suppone essere stato per effetto antropogenico. Ma gli esempi sono innumerevoli ed inconfutabili in quanto fattuali e gli studi ne danno conferma fin dalle ere geologiche.

L’ultimo grande disgelo risale a circa sedicimila anni a.C., poi si sono avuti cicli altalenanti di circa mezzo millennio al cui interno si sono verificati alti e bassi di durata di poche decine di anni ed anche meno.

Ma veniamo ai poli che si starebbero sciogliendo causando l’innalzamento del livello del mare con immani disastri se gli umani, che ne sarebbero la causa, non provvederanno a ribaltare il trend.

E’ comune credenza che i prestigiosi premi Nobel siano dati a ragion veduta, infatti vediamo quello per la pace attribuito all’allora candidato presidenziale USA Barack Hussein Obama non si capisce bene a seguito di quali importanti imprese.

Parimenti vi quello attribuito nel 2007 all’ex Vice Presidente degli Stati Uniti d’America per le sue attività contro il riscaldamento globale antropogenico.

Naturalmente era irrilevante che sia azionista in numerose “imprese del verde”. Nel discorso tenuto in occasione della consegna del premio e del cospicuo assegno, ebbe tra l’altro a sostenere che entro sette anni le calotte polari avrebbero perso il ghiaccio trasformando l’Antartico in una terra desolata e l’Artico in un mare.

Sono trascorsi i preannunciati sette anni (o che pensasse ai sette flagelli biblici?) ed i ghiacci polari hanno seguito il loro corso millenario estendendosi e riducendosi secondo i capricci di natura, verificandosi anzi che nell’autunno del 2014 la loro superficie era superiore a quella dello stesso periodo del 2007, l’anno della terribile previsione di Al Gore.

Se non fosse stato per le conseguenze che posizioni simili hanno causato all’economia mondiale, ma non a certi interessi personali, sarebbe da riderci sopra a siffatte previsioni, invece ahimè furono prese come oro zecchino e tutta una serie di misure costosissime furono intraprese.

Gli Stati Uniti si mobilitarono adottando leggi volte a ridurre l’emissione di CO2, indispensabile alla vita umana, animale e vegetale, supposto responsabile dell’innalzamento della temperatura globale.

L’Europa di Bruxelles non volle essere da meno e produsse unitamente alla misura imposta al cetriolo una serie di direttive costosissime alle quali l’Italia non mancò di aderire dimostrandosi innecessariamente prima della classe.

Per così dire limitare il danno all’Italia la conseguenza è stata il fiorire di pannelli fotovoltaici e mulini a vento che deturpano il paesaggio producendo energia a singhiozzo ad altissimo costo.

Lo scorso anno in soli incentivi gli italiani hanno pagato nella bolletta elettrica complessivamente oltre 13 miliardi di euro. Naturalmente non vi è alcuna obiezione di principio contro tali sistemi, se usati senza deturpare l’ambiente e senza costosi contributi obbligatori.

Le grandi invenzioni che hanno inciso sull’umanità si sono sviluppate e diffuse senza incentivi, si pensi alla stampa o ai motori esotermici ed endotermici o all’aviazione per citarne solamente alcuni.

Se per le fonti alternative energetiche si utilizzano gli incentivi dopo aver diffuso la storia del riscaldamento globale antropogenico viene qualche sospetto circa un non proprio consono tornaconto.

D’altra parte si dà per scontato che le previsioni della temperatura del globo fra cento anni saranno di più x oppure y gradi quando gli studiosi con tutto un sistema meteorologico che copre l’intera superficie terrestre e vari strati dell’atmosfera non sono in grado di prevedere con certezza quale sarà la meteo fra quindici giorni.

Pioverà, sarà soleggiato o ventilato? Vedremo. Chi vivrà vedrà.

Un famoso politico italiano sosteneva che a pensar male magari si pecca, ma sicuramente ci si coglie.

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tag Europa, terra, Bruxelles, esseri umani, Artico, Glaciazione, Antartico, ozono

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