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Qualche domanda sulla condotta investigativa del Kerala e dell’India vs. Latorre e Girone

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12 Feb 2014 12 Feb 2014  Clara Salpietro Inviato da Clara Salpietro


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Massimiliano Latorre e Salvatore Girone a Kerala

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone

(di Roberto Falaschi) – Con l’approssimarsi della formulazione dell’accusa nei confronti dei nostri Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone è forse opportuno formulare delle domande che apparentemente gli investigatori indiani si guardano bene dal porsi preferendo blaterare di terrorismo, del SUA Act con relativa pena capitale ed altre non meglio precisate incoerenze.
E’ comunque bene esaminare l’inizio dell’investigazione di fatto anti italiana alla sua origine, cioè quando si svolse (è passato così tanto tempo dall’inizio della vicenda che si deve usare il passato remoto!) nello stato del Kerala.
Veniamo ai fatti in base a quanto si è evidenziato dai media all’indomani del 15 febbraio 2012:
1 – Perché il comandante del peschereccio indiano ha atteso di rientrare in porto per denunciare di essere stato fatto segno di colpi di arma da fuoco e denunciare il decesso di due pescatori per ferite di arma da fuoco?
Normale comportamento sarebbe stato quello di comunicare via radio tempestivamente la notizia della sparatoria, cioè ancora in alto mare.
2 – Perché le autorità portuali di Kochi (porto del Kerala dove è rientrata la nave italiana) dichiarano il rientro del peschereccio St. Antony con a bordo le vittime alle ore 18. 20, cioè con abbondante luce diurna dato che le efemeridi erano alle 19. 47 (ossia 87 minuti dopo) mentre i filmati sono ripresi nella totale oscurità alle 22.30. Uno scarto di 4 ore e 10 minuti non appare congrue con i rapidi tempi dei media.
3 – Perché in un primo momento i pescatori dichiarano di non aver visto nulla in quanto stavano a dormire sottocoperta, mentre successivamente attestano di aver visto una nave rossa? E poi tutti dormono mentre navigano? Si dedurrebbe dal fatto che sembrano essere stati colti alla sprovvista dagli impatti dei proiettili.
4 – Perché i corpi dei pescatori defunti giacevano a prua del peschereccio dove non vi erano fori di proiettili? Quale era il motivo di spostarli se prima del decesso erano a riposare sottocoperta?
5 – Perché l’autopsia dei corpi dei pescatori non è stata consegnata alla difesa?
6 – Perché i corpi sono stati immediatamente cremati e non conservati come evidenza del “reato”?
7 – Perché non è stata resa pubblica la perizia a bordo del natante che ha sicuramente evidenziato le tracce dei proiettili che hanno impattato il peschereccio? Conoscerne l’angolazione sarebbe stato di primaria importanza.
8 – Perché il peschereccio non è stato posto sotto sequestro quale evidenza processuale?
9 – Perché il peschereccio nei giorni successivi è stato lasciato salpare con conseguente affondamento che non può che generare sospetti impedendo un valido sopralluogo che desse indicazioni circa lo svolgimento dei fatti? Anche se recuperato molte tracce sono scomparse, come ad esempio quelle di sangue che dimostrerebbero dove veramente si trovassero le persone colpite (uso il termine persone, perché non è escluso che fossero pirati)
10 – Perché è stato impedito ai nostri esperti balistici dell’Arma dei Carabinieri di assistere alle prove balistiche sulle armi dei nostri Fucilieri di Marina ed al successivo confronto tra i proiettili trovati nei corpi dei pescatori con quelli esplosi dalle armi dei Fucilieri di Marina?
11 – Perché i risultati delle prove balistiche non sono stati di per sè esoneranti se i proiettili estratti dai cadaveri erano di arma calibro 7,64X54 Rmm. mentre le armi in dotazione ai militari italiani erano cal. 5,56X45?
12 – Perché le armi dei militari italiani vengono identificate quali Beretta ARX160 anziché Beretta 70/90 in dotazione alle FF.AA. italiane?
Il fucile Beretta ARX160 è in dotazione sperimentale solamente ad alcune unità e comunque non era in possesso dei nostri militari
13 – Sul peschereccio sarebbero stati rilevati 16 fori di proiettili. Nei cadaveri dei pescatori altri 4. Quindi in totale il peschereccio è stato raggiunto da 20 proiettili.
Si evince dalle registrazioni di bordo che i nostri militari avrebbero sparato un totale di 60 colpi a 500, 300 e 100 metri come da regole di ingaggio. Possiamo ipotizzare che essi abbiano sparato tre raffiche di 20 colpi ognuna per il totale di 60 colpi. Assumendo che siano stati i nostri Fucilieri di Marina a fare fuoco è possibile che una raffica di 20 colpi a 100 metri possa colpire il bersaglio con tutti i colpi dato che l’arma era imbracciata e non incavallata (non è previsto l’incavallamento per quell’arma che è un fucile e non una mitragliatrice)?
14 – A quanto è dato conoscere le traiettorie degli impatti sono circa orizzontali, mentre un’eventuale raffica sparata dall’alto della nave “Enrica Lexie” dovrebbe dare alla distanza di 100 metri un andamento degli impatti molto angolato dall’alto verso il basso.
Questi sono solamente alcuni quesiti da porsi prima di valutare la posizione dei due Fucilieri di Marina e dai quali risalta un numero non indifferenze di incongruenze delle Autorità investigative dello stato del Kerala, al quale giustamente fu tolta la competenza del giudizio da parte delle autorità centrali che hanno creato un tribunale ad hoc.
Alla luce di quanto evidenziato come è possibile sostenere che i Fucilieri del San Marco siano colpevoli? Appunto, non è fattibile ed è proprio per questo che le autorità indiane brancolano nel buio o, più appropriatamente, nel ridicolo arrivando al punto di accusare l’Italia di pirateria.
Finalmente la parte imbelle dell’Italia sta uscendo dal letargo e comincia con appellarsi alla Commissione per i diritti umani dell’ONU, nota per essere composta anche da Stati canaglia. Speriamo che le nostre autorità si diano una seria mossa ed intervengano pesantemente in tutti i fora internazionali creando tutti quei problemi che l’India si merita abbondantemente. I numeri sulla carta li abbiamo, ma una cosa è la teoria ed un’altra la pratica…
Merita di disquisire separatamente dei passi possibili all’Italia.
Craxi avrà preso le mazzette, ma ha saputo a Sigonella tener testa agli Stati Uniti.
Monti e Letta neanche alla flaccida Europa disUnita, figuriamoci all’India!

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tag India, Italia, Onu, Massimiliano Latorre, Salvatore Girone, terrorismo, Fucilieri di Marina, Kerala, investigatori indiani, pena capitale, Commissione per i diritti umani
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