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Roma: al CNR il workshop Salute, nanotecnologie e nanoparticelle: quali evidenze?

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29 Set 2011 29 Set 2011  Clara Salpietro Inviato da Clara Salpietro


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cnr - Centro Nazionale Ricerche RomaA Roma 3 ottobre, presso la sala conferenze del CNR – Centro Nazionale Ricerche di Piazzale Aldo Moro, si terrà un workshop sul tema “Salute, nanotecnologie e nanoparticelle: quali evidenze?”.
L’evento, organizzato dalla Direzione Generale della Sanità Militare, riunirà studiosi e ricercatori per affrontare dal punto di vista scientifico gli aspetti legati al rapporto tra nano particelle e organismo umano.
Dopo l’intervento di apertura del direttore generale della Sanità Militare, generale ispettore capo Ottavio Sarlo, il convegno proseguirà con due sessioni di lavoro ed una tavola rotonda finale alle quale prenderà parte anche Andrea Margelletti, presidente del Ce.S.I.- Centro Studi Internazionali.

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tag Andrea Margelletti, Centro Studi Internazionali, nano particelle, nanotecnologie, Ottavio Sarlo, Cnr
  • enza raso

    Dal blog personale del dott. Stefano Montanari http://www.stefanomontanari.net/sito/blog/2228-noi-cani-di-stato.html un resoconto amaro del convegno:

    Nella giornata di lunedì scorso, il 3 ottobre, si è svolto al CNR di Roma un convegno, workshop per chi non sa fare a meno dell’inglese, dal titolo “Nanotecnologie, nanoparticelle e salute umana: quali evidenze?” il tutto promosso dalla Direzione Generale della Sanità Militare.

    Mia moglie, la dottoressa Antonietta Morena Gatti, era stata invitata e io sedevo tra il pubblico limitandomi ad un intervento che ha avuto risposta imbarazzata.

    Già settimane prima io ero stato avvertito da fonti ovviamente non ufficiali che si sarebbe trattato di una farsa tragica con le conclusioni già tirate ma, ingenuo come sono, non avevo voluto crederci.

    I relatori invitati erano tutti coinvolti in ricerche di laboratorio svolte su cellule cui vengono somministrate nanoparticelle ingegnerizzate, vale a dire preparate in laboratorio e, dunque, con parentele a dir poco remotissime con quelle che si riscontrano nell’ambiente. Le differenze più vistose tra i due gruppi sono la forma, la dimensione e la composizione chimica, semplici e costanti in laboratorio, di enorme complessità e di altrettanto enorme variabilità nell’ambiente reale. Altra differenza palese è quella tra cellula coltivata in laboratorio e un corpo umano, con tutto il suo armamentario di organi ben diversi tra loro per costituzione e per fisiologia e con milioni di reazioni chimiche che vi si svolgono ogni secondo, non poche delle quali di fatto sconosciute. Dunque, un piccolo mondo da una parte e un universo dall’altra. Ma diversissima è anche la somministrazione delle polveri: costante e regolare in laboratorio, con picchi altissimi e quanto mai irregolari dal vero. In più con fenomeni di accumulo e di aggregazione che nelle cellule, è fin troppo evidente, non possono avvenire.

    Va subito sottolineato come nessuno degli “scienziati” avesse la minima esperienza di soggetti umani intossicati da micro e nanoparticelle, vere o da laboratorio che fossero, anche se costoro si riempivano la bocca con la parola nanotossicologia su cui avevano persino fondato l’ennesima società scientifica ma di cui sapevano zero. Questo nella migliore delle ipotesi, perché, di fatto, questi sapevano sotto zero, stanti gli equivoci a volte grotteschi in cui incorrevano.

    Sia come sia, gli “scienziati” si sbrodolavano addosso risultati di ricerche altrui raccattate senza alcuna logica dall’enorme letteratura corrente e spesso senza capire una parola di quello che avevano frettolosamente letto. Poi mostravano, quando queste esistevano, le risultanze di loro esperimenti costantemente riguardanti le loro cellulette e null’altro.

    Unica voce fuori del coro era quella di mia moglie che, a differenza dei “colleghi”, mostrava casi reali, cioè casi di soldati che avevano sviluppato tumori da polveri acquisite in zona bellica. Immagini di microscopia elettronica e analisi chimiche elementari erano il corredo iconografico della relazione. Inutile dire che, tra soldati e civili, la nostra casistica è non solo enorme, ma unica al mondo.

    Al termine della giornata si sono tratte le conclusioni in una tavola rotonda cui mia moglie non era stata invitata a sedere. E lì la farsa ha toccato la tragedia.

    Gli “scienziati” hanno sentenziato che non si sa se le nanoparticelle siano dannose o no. Anzi, no: non fanno proprio nulla perché non ci sono prove che dimostrino il contrario. Così ha sentenziato tale professor Manzo, “luminare” dell’Università di Pavia. Le migliaia di lavori scientifici pubblicati dalle maggiori università del mondo (l’Italia è ovviamente ai margini), addirittura gli articoli dell’ARPA e perfino le leggi su PM10 e PM2,5 diventano d’improvviso carta straccia al cospetto delle conclusioni degli “scienziati” di lunedì scorso. Crolla un mondo.

    Cogliendo solo uno dei fiori da quel giardino, un tale professor Di Gioacchino dell’Università di Chieti (noto all’universo e in altri siti) è arrivato ad asserire che non si sa se le particelle che si trovano nei trombi sono la causa di quei trombi stessi o si trovino lì per caso. Le nostre fotografie quando scoprimmo il fenomeno (foto usate tante volte dal compianto dottor Roberto Topino) e la decine di lavori scientifici che dimostrano la responsabilità delle polveri non rientrano nel bagaglio culturale del personaggio e, dunque, non esistono.

    Purtroppo potrei citare una collana di perle di pura idiozia e di pura ignoranza, ma non voglio tediare i miei già pochi lettori. Vorrei, però, far notare due cose.

    La prima è che nemmeno il più sprovveduto degli studenti potrebbe mai commettere un errore metodologico tanto immane come quello di estrapolare da cellula a uomo e da nanoparticella fabbricata in laboratorio (esempio nanotubo di carbonio) a particella reale fatta, come abbiamo recentemente trovato nel cancro dello stomaco di un giovane militare, da 19 elementi chimici. Chi facesse un salto del genere verrebbe preso a giuste pernacchie quando non subirebbe assai di peggio. Certo, la laurea diventerebbe una chimera.

    La seconda cosa che farò notare è lo squallore della manovra. Lo stato non ha alcuna intenzione d’indennizzare i militari che ha mandato allo sbaraglio senza informazioni e senza protezioni. Crepino e non rompano le scatole e, se si sono beccati un cancro a non molto più di vent’anni, chi se ne frega? Ma la porcata va giustificata agli occhi del popol bue e, allora, che si fa? Si fa ciò che si è sempre fatto: si prende una manica di “scienziati” con tanto di virgolette, nessuno dei quali ha la minima esperienza e la minima cultura specifica ma ha “disponibilità”, li si fa incontrare e si fa recitare loro un copione scritto fino all’ultima virgola. Nel caso specifico si è fatto di più: si è parlato di un argomento e le conclusioni che si sono tratte sono state applicate a tutt’altro. Va da sé che l’unica voce contraria, se non altro perché l’unica addetta ai lavori, è stata censurata perché avrebbe messo dei dubbi fastidiosi.

    Poi si è emesso un comunicato stampa (http://www.difesa.it/Primo_Piano/Pagine/Convegnonanotecnologie.aspx) e tutti schiatteranno felici e contenti. Schiatteranno perché gli “scienziati” hanno stabilito che respirare nanoparticelle è perfettamente innocuo e, dunque, perché prendere precauzioni? Sia chiaro: qui i soldati non sono che una frazione minima della popolazione messa sconsideratamente in pericolo da quel lunedì di orrori. Chiunque, soldato o ragioniere di banca, nonnetto o neonato, ora respirerà a pieni polmoni tutte le porcherie del mondo, rassicurato com’è dalla “scienza” di stato.

    Se chi abbandona un cane è un bastardo, che cos’è chi abbandona milioni di uomini?

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