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Home / Italia / Veramente vogliamo lo jus soli?

Veramente vogliamo lo jus soli?

1 Comment
27 Feb 2015 27 Feb 2015  @Cd_Admin Inviato da @Cd_Admin


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diritto di cittadinanza: jus soli e jus sanguinis?
(di Roberto Falaschi) –

Veramente vogliamo lo jus soli ?
E a beneficio di chi? Dei cittadini italiani o degli immigrati? Oppure di alcuni politici che immaginano che poi questi “beneficiati” voteranno per loro?

Per dare delle risposte a queste domande è opportuno anzitutto porsi il problema di cosa sia la cittadinanza ed a cosa serva. Nel settembre dello scorso anno scrissi un articolo sullo jus soli e jus sanguinis spiegando la genesi recente di questo metodo di acquisizione della cittadinanza e di come ormai avesse fatto il suo tempo non ricorrendo più i motivi che ne avevano giustificato l’introduzione (http://www.worldwebnews.it/ius-sanguinis-vs-ius-soli-conseguenze/).
In effetti la cittadinanza è, e deve essere, uno stretto legame fra un individuo ed un sistema culturale nazionale. Ciò fa della persona un cittadino a pieno titolo. Il motivo è che ogni istituzione tende a conservare se stessa per potersi tramandare e prosperare, quindi ha necessità di coesione identitaria nel suo seno, in mancanza della quale non può avere un futuro. Ciò fa sì che sia indispensabile una certa dose di nazionalismo affinché si manifesti sempre l’indispensabile coesione fra i cittadini di un certo stato per creare e mantenere una nazione.
Ognuno deve potersi rispecchiare nei suoi vicini con un senso di simile appartenenza culturale che, basandosi su un passato storico, consenta una visione verso un futuro comune. Ciò fa sì che mentre uno stato multietnico può sopravvivere, uno multiculturale è destinato a sfaldarsi a meno che una delle culture non sopraffaccia le altre. Ma in questo caso si ritornerebbe alla situazione della cultura unica comune sopracitata.
Inoltre mentre il cittadino nato e cresciuto in loco si suppone abbia crescendo acquisito comunanza e fedeltà con la cultura locale in quanto assimilata negli anni della formazione, per il cittadino naturalizzato viene richiesto un giuramento di fedeltà al nuovo stato.
A riprova di ciò normalmente nei paesi nei quali vige lo ius soli i cittadini naturalizzati non possono accedere a talune cariche politiche elettive, riservate unicamente ai cittadini per nascita.
Negli Stati di antica tradizione finora non si è mai posto il problema della cittadinanza in quanto i nuovi cittadini erano una quantità irrilevante ed inoltre prevalentemente di base culturale simile. In questi stessi stati attualmente si verifica il fenomeno dell’immigrazione in quantità rilevanti di persone di cultura oltremodo diversa, ciò che pone il problema dell’assimilazione nel sistema culturale di arrivo. Fattore estremamente discriminante è la religione islamica che per sua definizione non ammette promiscuità interreligiosa. Ne consegue che a causa dell’ortodossia religiosa dei credenti islamici questi non si assimilino che raramente nel sistema culturale del paese di immigrazione creando quindi delle comunità ben distinte ed in contrasto con quelle indigene.
Tale fenomeno è purtroppo ben visibile in tutti i paesi occidentali nei quali i musulmani sono emigrati e la generalità del fenomeno prova che l’estraneità non è causata dal respingimento dei nuovi arrivati, ma dal rifiuto di acquisire l’identità del luogo scelto per iniziare una nuova vita. Ciò che poi è oltremodo preoccupante è che questa non assimilazione alla cultura indigena si tramanda da generazione in generazione, nel senso che i figli ed i nipoti degli immigrati continuano a mantenere usi e tradizioni del paese di origine e soprattutto a pretendere che i locali si adattino ai loro usi.
Altrimenti detto è una minoranza di immigrati che pretende che la ben più numerosa popolazione indigena accetti quanto essi immigrati islamici vogliono. Salvo come vediamo eseguire attentati di varia natura con stragi, ove possibile.
Con queste premesse che sono inconfutabili in quanto provate dai fatti vi è chi con, a mio avviso massima incoscienza e totale mancanza di senso di appartenenza ad una specifica cultura nazionale, vorrebbe concedere la cittadinanza italiana in base allo jus soli.
Il risultato sarebbe la totale islamizzazione dell’Italia nel giro di pochi decenni, se non meno, dato che i nuovi nati, benché cresciuti in Italia, non avrebbero nulla in comune con la cultura del paese che gli ha concesso la cittadinanza. Oltretutto nel giro di pochi anni sarebbero in grado di creare un partito di ispirazione islamica che essi voterebbero in massa facendo sì che avrebbero gradatamente la maggioranza in parlamento con la possibilità di votarsi la proprie leggi aderenti alla sharia. A questo punto sarebbe conveniente riflettere cosa significherebbe per il resto della popolazione una situazione simile: vivrebbe in un sistema coranico nella condizione di dhimmi.
Ora perché queste persone di religione islamica sono emigrate per venire nei paesi occidentali? Ovviamente perché sono migliori per viverci che non i loro di origine ed il loro desiderio non assimilandosi alla nuova cultura sembra essere quello di trasformare il nostro sistema di vita nel loro affinché si possa stare male come stavano loro prima di emigrare. La mancanza di libertà è foriera di miseria ed il sistema islamico non ha portato benessere in nessuna area amministrata con la sharia, ossia teocraticamente.
La cittadinanza italiana rientra tra quelle facilmente acquisibili e già così vediamo un consistente numero di islamici acquistarla, senza peraltro sentirsi parte del sistema. Ciò vale per la stragrande maggioranza di loro. Pertanto la legge sulla cittadinanza attualmente in vigore andrebbe cambiata, e non solo per gestire gli immigrati islamici (quelli di altre religioni nello spazio di una generazione vengono assimilati completamente), ma anche tutte quelle persone in giro per il mondo che chiedono ed ottengono il riconoscimento della cittadinanza perché un loro antenato era cittadino italiano. Magari emigrato prima della proclamazione del Regno d’Italia nel marzo 1861.
Naturalmente queste persone generalmente non parlano la lingua, non sono mai state in Italia, nulla gli interessa del Paese, salvo realizzare che è comodo essere italiani ed esibire un passaporto di questo paese. Naturalmente hanno anche diritto di voto, per cui i rappresentanti delle circoscrizioni estere votano quelle tasse che noi paghiamo e loro no. Finita la breve digressione e ritornando alla questione dell’acquisto della nostra cittadinanza, sarebbe opportuno non solo neppure pensare allo jus soli, ma porre delle condizioni ben precise per entrare a far parte dei cittadini italiani. Questo fatto deve essere considerato un privilegio e non un diritto.
In primo luogo sarebbe indispensabile una buona conoscenza della lingua e cultura italiana, comprese la storia e la geografia nazionali. Quindi sottoscrivere un giuramento che oltre a quanto previsto attualmente preveda il riconoscimento esplicito di tutti i nostri valori compresi nella Costituzione, cioè laicità, libertà religiosa, eguaglianza tra uomo e donna e rispetto di tutte le leggi compresi usi e costumi senza eccezioni.
La non ottemperanza totale a questo giuramento deve essere motivo cogente di perdita della cittadinanza, così come aver servito volontariamente in una qualche forza armata ostile (questo è già motivo di perdita di cittadinanza con la legge vigente). Questo giuramento dovrebbe essere esteso fino alla terza generazioni al raggiungimento della maggiore età.
Se l’Italia vuol essere una nazione, che emani quelle leggi che le consentano di esserlo, altrimenti credo che molti italiani emigreranno chiedendo asilo politico altrove. Possiamo essere una nazione multietnica senza problemi, ma una multiculturale non è possibile per la contraddizione che non consente. Ad esempio gli U.S.A. sono una nazione multietnica, ma hanno una cultura ed un senso della nazione che consente di convivere a razze e credo religiosi diversi. Vale per il Brasile, come per l’Australia e tutti quegli stati multietnici di recente formazione.
Se vogliamo essere italiani ce lo dobbiamo meritare emanando quelle leggi che consentano una coesione nazionale. Il problema da porsi è se i rappresentanti del Popolo Italiano che siedono in Parlamento senza obbligo di mandato amano l’Italia e se a Lei penseranno quando dovranno discutere a breve un progetto di legge sponsorizzato da numerosi parlamentari di sinistra sull’introduzione dello jus soli.
Siamo uno stato laico, ma che Dio ci protegga.

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tag Roberto Falaschi, jus soli, jus sanguinis
  • Terenzio

    Finalmente sento qualcosa che vado predicando da anni, scusate la “modestia”. Un Paese può essere multietnico quando il gruppo maggioritario ospitante ha la civile maturità per tale situazione e la consapevolezza palese del ruolo-guida (cosa che non ha recentemente dimostrato la Francia, che tratta il fenomeno immigratorio, sia pure di terza generazione, con gli stessi errori ed orrori del tempo coloniale). Anche così in un modo o nell’altro ci saranno problemi.
    Ma il momento multiculturale è propedeutico allo sfascio. Non per nulla gli stati si uniscono o si separano ad opera della fondamentale comunanza o meno della LINGUA, elemento – cardine dell’aspetto culturale.

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