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Angelica Balabanoff, la rivoluzionaria ucraina del Coopi di Zurigo, che “mandò a quel paese” Mussolini e Lenin

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13 Apr 2023 13 Apr 2023  @Cd_Admin Inviato da @Cd_Admin


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Angelica Balabanoff, la rivoluzionaria ucraina del Coopi di Zurigo

Angelica Balabanoff, in un disegno del 1920 di Isaak Brodsky (1883-1839)

– di Tindaro Gatani –  Tra le tante personalità che hanno frequentato, a più riprese, il Coopi, il ristorante socialista di Zurigo, fondato nel 1905, troviamo anche la celebre Angelica Balabanoff, nata, ultima di sedici figli, in una famiglia benestante di origine ebraica, il 4 agosto 1878 a Černigov, allora città dell’Impero russo, oggi in Ucraina.

Conosciuta anche come Balabanov o Balabanova, dopo i primi studi in patria, essendo in Russia l’istruzione superiore preclusa alle donne, frequentò corsi in Svizzera, in Germania e in Belgio, dove si laureò, a Bruxelles, in lettere e filosofia.

Fu, però, in Germania, che venne in contatto con elementi del movimento socialista, tra i quali anche la filosofa marxista polacca Rosa Luxemburg (1871-1919), naturalizzata tedesca, ed August Ferdinand Bebel (1840-1913), fondatore, insieme a Karl Liebknecht (1871-1919), della socialdemocrazia tedesca con il Partito dei Lavoratori Socialisti, la futura SPD.

Altra amicizia che influì sul futuro di Angelica Balabanoff, fu quella con Clara Eissner Zetkin (1857-1933), la politica socialista tedesca impegnata nella lotta per l’emancipazione femminile e autrice di opere come La questione femminile e La lotta al revisionismo.

Tappa importante dei suoi soggiorni fu quella di Roma, dove Angelica giunse nel 1900 e si iscrisse subito ai corsi universitari sulla tematica del marxismo, tenuti dal filosofo Antonio Maria Marziale Labriola (1843-1904), da non confondersi con il più giovane politico ed economista socialista Arturo Labriola (1873-1959), per il vezzo di quest’ultimo di firmarsi solo A. Labriola.

Durante questo suo primo soggiorno romano, Angelica Balabanoff si iscrisse al Partito Socialista Italiano (PSI), impegnandosi molto nelle lotte per i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici nelle fabbriche e nei campi.

In quei primi anni del Novecento, «fortemente impressionata dalle dure condizioni di vita degli emigrati italiani in Svizzera» intervenne in loro favore. Fu, infatti, tra quanti si occuparono anche delle disumane condizioni di viaggio che questi emigranti dovevano sopportare.

In Erinnerungen und Erlebnisse [Ricordi e Avvenimenti] del 1927, Angelica Balabanoff, pubblicò alcuni appunti di inizio secolo, nei quali, tra l’altro, ricorda: «Già nella loro patria, [questi emigranti] vengono caricati come bestiame su vagoni particolarmente sporchi e al confine vengono fatti salire in vagoni che, come gli atrii di alcune stazioni, recano la scritta: “Solo per Italiani!”. Ciò significa che si vuole fare in modo che nessun altro passeggero viaggi o venga in contatto con queste persone».

Era una situazione spesso denunciata anche da L’Avvenire del lavoratore, che, tra l’altro, scriveva «non li vogliono nemmeno nelle sale d’aspetto di terza classe», dove, «con modi bruschi», precisava il foglio socialista, «i poliziotti li buttano fuori, prendendoli ‘per il colletto’».

Ed, infatti, questi operai stagionali erano costretti a viaggiare su vagoni speciali a se stante, su treni che venivano fatti viaggiare di notte per non essere notati dagli altri viaggiatori. (MANZ Peter, Emigrazione italiana a Basilea…, Comano 1988, p. 166)

Angelica Balabanoff prese tanto a cuore la sorte degli immigrati italiani in Svizzera, che si occupò anche, «a titolo gratuito del segretariato dell’Unione operaia di San Gallo (1902-1904)». Fu, poi, «a Lugano, con Maria Giudice [(1880-1953), giornalista e attivista socialista italiana], redattrice di Su, Compagne!, settimanale socialista destinato alle lavoratrici (1904-1906). Nel 1904 divenne membro della commissione esecutiva del Partito Socialista Italiano in Svizzera». (VUILLEUMIER Marc, in Dizionario Storico della Svizzera (DSS), online, alla voce Angelica Balabanoff.)

Fu proprio in Svizzera che Angelica Balabanoff conobbe Benito Mussolini, «allora su posizione anarco-socialiste, ricercato e senza un soldo», al quale sarebbe rimasta legata per la durata di circa un decennio, oltre che da una stretta collaborazione politica, da una relazione sentimentale. Angelica fu, infatti, la prima delle due donne ebree del futuro duce; la seconda sarebbe stata l’intellettuale veneziana Margherita Sarfatti (1880-1961), critica d’arte e affermata nel panorama culturale internazionale del tempo.

Angelica Balabanoff, la rivoluzionaria ucraina del Coopi di Zurigo

Foto segnaletica di Benedetto (Benito) Mussolini arrestato, nel 1903, dalla polizia di Berna, per le sue attività anarco-socialiste.

Angelica aiutò Mussolini a scalare i vertici del PSI, portandolo al successo nel congresso socialista di Reggio Emilia, nel 1912, e poi nella corsa a direttore de l’Avanti!, divenendo, nel 1913, anche sua collaboratrice.

La rottura definitiva avvenne il 18 ottobre 1914, quando il futuro duce del fascismo mutò improvvisamente la sua posizione pacifista a favore dell’entrata in guerra dell’Italia.

Nel suo volume Il Traditore, Angelica Balabanoff narra la contrastata relazione con Mussolini, che l’avrebbe, comunque, sempre ricordata «come nessun’altra donna», tanto che al suo biografo Yvon De Begnac (Portogruaro 1913 – Roma 1983), nel 1937, su raccomandazione dello stesso duce, nominato Segretario del Fascio di Zurigo, confidò che se non l’avesse incontrata sarebbe rimasto «un piccolo attivista di partito, un rivoluzionario della domenica» (in Yvon De Begnac, Vita di Benito Mussolini, 1936-1940).

Angelica, rimasta fedele ai suoi ideali, allo scoppio del conflitto, si era schierata a fianco di Clara Eissner Zetkin, abbracciando la sua parola d’ordine di fare Guerra alla guerra. Per questo, nel 1915, ritornò di nuovo in Svizzera per promuovere una conferenza internazionale delle donne socialiste contro la guerra, che si tenne a Berna nel marzo dello stesso anno.

Sempre in Svizzera si fece promotrice della prima conferenza internazionale dei partiti socialisti, che si tenne dal 5 all’8 ottobre 1915, a Zimmerwald (Berna), con l’intervento di partecipanti provenienti da 12 Paesi, tra i quali, accanto agli esponenti socialisti svizzeri, c’erano anche i russi Lenin e Lev Trockij o Trotsky; i tedeschi Karl Radek e Georg Ledebour; il francese Alphonse Merrheim e l’italiano Giacinto Menotti Serrati.

Angelica Balabanoff, la rivoluzionaria ucraina del Coopi di Zurigo

Lenin in Piazza Teatral’naja (allora Piazza Sverdlov) mentre parla alle unità dell’Armata Rossa, Mosca, 5 Maggio 1920. Nella foto originale c’era accanto a lui, sul palco, anche Trotzki, poi fatto cancellare da Stalin

Le intenzioni del Movimento di Zimmerwald, dopo un iniziale successo, si infransero contro le differenti prese di posizione dei vari esponenti: c’era, infatti, chi voleva seguire la linea dura e pura di lotta solo contro la guerra e chi, invece, come Lenin, voleva farne una piattaforma di lancio di un’internazionale rivoluzionaria.

Dopo lo scoppio della rivoluzione russa del 1917, Angelica Balabanoff fece ritorno in patria per aderire al Partito Operaio Socialdemocratico (bolscevico), nel quale ricoprì alcuni importanti incarichi politici, fino a diventare segretaria della Terza internazionale comunista, lavorando a stretto contatto con Lenin e con Trotsky, con i quali ebbe, però, diversi contrasti sull’attuazione del programma politico. Non tardò, infatti, a comprendere la natura tirannica del potere sovietico, soprattutto di Trotsky, e decise, allora, di lasciare di nuovo la Russia. Fu in quella occasione che Lenin la tacciò di essere «un’indomita moralista».

Nel 1921, Angelica si trasferì prima in Svezia, poi in Austria, e, quindi, riprese i contatti con i socialisti italiani, entrando, dopo, a far parte dell’ala massimalista del PSI in esilio in Francia. Fu in quel periodo che, prima a Parigi, e poi, a Zurigo collaborò nuovamente con l’Avanti!, che, dopo l’occupazione nazista della capitale francese, aveva la sua redazione proprio presso il Coopi.

Dopo un soggiorno a New York, alla fine della seconda Guerra mondiale, Angelica Balabanoff fece ritorno in Italia, dove, nel 1947, si scrisse al Partito Socialdemocratico Italiano (PSLI e poi PSDI) di Giuseppe Saragat, nato dalla scissione dal PSI di Palazzo Barberini.

Nei suoi diversi soggiorni svizzeri, Angelica Balabanoff ebbe come riferimento sempre il Coopi di Zurigo alla Militärstrasse 32, dove organizzava alcuni suoi incontri politici. Per questo un suo ritratto è esposto ancora sulle pareti del ristorante socialista.

La figura e l’opera di questa donna, che dedicò tutta la sua vita alla causa del socialismo, sono state di recente delineate in un volume di Amedeo La Mattina, il cui titolo, Mai sono stata tranquilla (Einaudi, 2011), riassume tutto il suo carattere e la sua determinazione.

Angelica Balabanoff si è spenta a Roma il 25 novembre 1965.

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tag Russia, Zurigo, Mussolini, Angelica Balabanoff, Lenin, Partito Socialista Italiano, rivoluzionaria ucraina
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