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L’emigrazione d’Italiani di talento: in gioco il futuro del Paese

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08 Apr 2015 08 Apr 2015  Anthony Brown Inviato da Anthony Brown


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fuga di cervelli dall'Italia (di Anthony Brown) – L’emigrazione d’Italiani di talento o con un’alta specializzazione professionale verso Paesi stranieri è un fenomeno cronico e, purtroppo, in continuo aumento.

I nostri cervelli trovano un ambiente talmente più ricco di opportunità oltre il confine, che se ne vanno davvero per sempre, depauperando il nostro capitale umano e svuotando lo strato più qualificato e istruito della società producendo al Paese, un danno considerevole, in termini finanziari e monetari, oltre che il rallentamento del progresso culturale.

Un fenomeno che evoca un’altra fuga: quella dei capitali, determinato dal disinvestimento economico da ambienti non favorevoli all’impresa; anche questa distorsione del sistema, analogamente al primo, provoca un decadimento tecnologico ed economico del Paese.

I fenomeni che ho evocato sono determinati da politiche migratorie suicide e ispirate a scelte strategiche a dir poco miopi, talvolta ideologiche, ma comunque non sostenibili nel lungo periodo.

Certo è che la consapevolezza del problema non manca: Repubblica il 30 novembre 2010 titolava laconicamente “ La fuga di cervelli costa cara all’Italia: In 20 anni abbiamo perso 4 miliardi”. Ogni ricercatore ‘top’ vale in media 148 milioni di euro in brevetti.”

Anche a livello istituzionale il problema è noto: l’AGI il 10 novembre scorso titolava “Ricerca: Grasso, impedire ‘fuga cervelli’ che ci priva del futuro”.

Per avere un’idea più concreta del danno arrecato al nostro Paese consulto il rapporto annuale dell’ufficio europeo dei brevetti.

Immediatamente, rilevo il tono soddisfatto con cui il sito ufficiale comunica l’incremento dei brevetti nel 2014. Non nascondo un’iniziale soddisfazione verificando che dal 2005 la tendenza è al rialzo riconfermando la buona riuscita delle attività di ricerca, e il carattere dei risultati delle università e degli investimenti.

Soffermandomi sul dettaglio dei campi d’interesse nei quali si concentrano i brevetti, rilevo ai primi posti la tecnologia applicata alla medicina, l’energia, l’automazione, la tecnologia digitale e i trasporti, tutti peraltro, in costante aumento tendenziale. I dati confortanti m’inducono a sperare che il progresso tecnologico possa rendere la vita dei miei figli più sicura e agiata.

Addentrandomi nelle statistiche, offerte dal medesimo sito istituzionale, verifico con disappunto che il nostro Paese non brilla per efficacia. Infatti, le aziende italiane non figurano fra le prime venticinque aziende più attive nel proporre idee innovative, benché alcune siano europee. Un’ulteriore riprova mi viene offerta dalla tabella che correla il numero di brevetti alla popolazione: il Bel Paese si aggiudica un modesto diciannovesimo posto distanziato tra l’altro da Svizzera, Danimarca Austria, Belgio, Irlanda e Slovenia.

Per approfondire la tematica verifico l’evoluzione dei dati dell’ultimo decennio per scoprire che dal 2005 la tendenza del numero di brevetti in Italia è stata in continua discesa (dagli iniziali 5121 fino ad arrivare ai 4684 del 2014), in evidente controtendenza rispetto agli altri Paesi europei.

La letteratura che si è dedicata al problema rileva che un buon numero di cervelli in fuga considera la decisione di trasferirsi all’estero una scelta consapevole piuttosto che dettata da necessità. Inoltre, a rendere il fenomeno irreversibile notiamo che gli stessi emigrati sono residenti nel paese estero da almeno due anni e non intendono rientrare.

La politica in passato ha fatto finta di essersene dimenticata, ma ha precise responsabilità in questo problema. Speriamo se ne ricordino adesso, magari trovando posto per un esame di coscienza tra un reality e uno scandalo.

Se all’esame di coscienza, poi, facesse seguire scelte strategiche condivise, coerenti con l’interesse nazionale, magari l’opinione pubblica nazionale potrebbe anche riscoprire, forse, il piacere di promuovere i propri valori e di contare nel mondo.

Approfondimenti:
Il fenomeno della “fuga dei cervelli” nelle parole dei lettori del quotidiano La Repubblica
http://www.repubblica.it/2003/k/sezioni/universita/rampini/rampini/rampini.html

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