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Saccone: diplomazia e Intelligence gli strumenti per le aziende in caso di sequestro di dipendenti all’estero

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06 Mag 2015 06 Mag 2015  Clara Salpietro Inviato da Clara Salpietro


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Roma: da sin. Anthony Cecil Wright e Umberto Saccone

Roma: da sin. Anthony Cecil Wright e Umberto Saccone

(di Clara Salpietro) – “Il dovere di protezione dei dipendenti è un dovere giuridico”. È quanto affermato da Umberto Saccone, Presidente e Senior Partner della società di consulenza Grade, durante l’incontro organizzato a Roma, presso la sede di RbS.
L’evento è stato organizzato da ANSSAIF, Associazione Nazionale Specialisti di Sicurezza in Aziende di Intermediazione Finanziaria, presieduta dall’ingegner Anthony Cecil Wright.
In modo particolare, Umberto Saccone ha focalizzato l’attenzione sui rischi a cui può andare incontro un’azienda italiana che svolge attività all’estero.
La protezione e la tutela dei lavoratori in paesi stranieri non è solo un “dovere morale dell’azienda”, ma anche un obbligo stabilito dalla normativa e giurisprudenza italiana.
Le due norme richiamate da Umberto Saccone, che rappresentano il pilastro centrale in tema di protezione e tutela dei lavoratori, sono il Decreto Legislativo n. 81/2008 (Testo Unico Sicurezza) ed il decreto legislativo n. 231/2001.
Il decreto legislativo 231 ha istituito il profilo di “responsabilità a carico dell’ente” per i reati commessi a suo interesse e vantaggio da parte di sue persone, il fattore esimente per la risalita della responsabilità dall’individuo all’ente è l’istituzione da parte dell’ente di un sistema di gestione e controllo idoneo a prevenire la commissione dei reati.
Il Testo Unico Sicurezza ha stabilito che il “datore di lavoro ha l’obbligo di valutare tutti i rischi. Il Decreto ha poi stabilito precisi obblighi per il datore di lavoro e altre figure, tra i quali: redigere ed aggiornare costantemente il Documento di valutazione dei rischi (DVR); formare e informare i lavoratori con riguardo dei rischi cui possono andare incontro”.
Il dovere di protezione dell’azienda nei confronti dei dipendenti si estende al personale in missione e a quello in servizio, permanente o temporaneo, all’estero.
Il datore di lavoro ha l’obbligo di valutare i rischi cui il lavoratore può andare incontro durante il proprio servizio all’estero, di informare il dipendente e di adottare, se possibile, delle misure di mitigazione.
La domanda del Presidente di Grade, società di consulenza specializzata nella gestione del rischio, è stata: “Nel caso di sequestro di persona durante il proprio servizio all’estero, con finalità di terrorismo, quali sono le responsabilità per l’Ente?”
Il reato di sequestro di persona è presente nella lista dei reati del decreto legislativo n. 231/2001, ai sensi dei quali vi può essere risalita di responsabilità all’ente: il sequestro a scopo di rapina o estorsione (art. 24 ter) e il sequestro con finalità di terrorismo (art. 25 quater).
“L’art. 379 del codice penale – ha detto Saccone durante l’incontro organizzato da ANSSAIF – prevede che chiunque aiuta taluno ad assicurare il prodotto o il profitto o il prezzo di un reato, è punito con la reclusione fino a cinque anni se si tratta di delitto”.
“Risulta rilevante – ha evidenziato – quanto previsto dalla Convenzione di New York del 9 dicembre 1999. L’art. 2 prevede, infatti, che commette reato chiunque direttamente o indirettamente, illegalmente e intenzionalmente, fornisce o raccoglie fondi con l’intento di utilizzarli o sapendo che sono destinati ad essere utilizzati, integralmente o parzialmente, al fine di compiere atti di terrorismo. Quindi è vietato il pagamento di un riscatto”.
“Gli ‘strumenti’ che possono rappresentare fattori di mitigazione – ha concluso Umberto Saccone – del rischio e di risoluzione di una crisi sono le relazioni internazionali, in particolare tramite l’Unità di crisi del Ministero Affari Esteri, e l’Intelligence”.
Certamente il rischio terrorismo ormai è una problematica che colpisce tutte le aziende non solo quelle presenti in scenari cosiddetti ‘caldi’, in quanto i confini delle aree soggette ad atti di violenza non sono più definibili e l’instabilità risulta essere una minaccia per persone e cose difficilmente controllabile, pertanto è inevitabile per le aziende italiane l’adozione di strategie di protezione preventiva.

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tag sicurezza, intelligence, ANSSAIF, Umberto Saccone, azienda

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